Non sono un complottista, ma la tentazione è forte.


Immagine

Vaglielo a dire ai Greci, agli Spagnoli ed agli Italiani che qualcuno ha sbagliato i conti! che non è vero che avremmo lavorato un giorno in mano e che avremmo guadagnato di più. Ma nessuno glielo dice. La politica dov’è? dove sono i politici? esistono ancora politici?

In Europa alcune nazioni tra le quali l’Italia stanno vivendo un periodo di profonda difficoltà: disoccupazione giovanile al 40%,  esodati, calo dei consumi, riduzione del supporto pubblico ai più indigenti, paura per il futuro, tassazione crescente e così via, a causa di una visione degli economisti pericolosa e per di più basata su presupposti falsi.  Certamente è utile che il debito pubblico sia ridotto, ma nessuno ci obbliga a farlo con i tempi e le modalità che ci vengono imposte. Questa scelta è il risultato della perversa interazione tra l’incompetenza dei politici, e lo strapotere di burocrati e di economisti arroganti. L’euro è probabilmente la causa prima: un Frankenstein frutto di una esperienza di laboratorio fatta sulla pelle delle persone. L’euro non è l’Europa.

  1. le politiche di austerità sono una conseguenza di uno studio di due illustri professori di Harvard: Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart  che avevano dimostrato, in un osannato articolo scientifico, che quando l’indebitamento supera il 90% del PIL la crescita è praticamente impossibile. Nessuno, tanto meno i due megaprofessori, o la rivista “scientifica” che ha pubblicato l’articolo, aveva mai avuto il tempo di controllare i calcoli e tutti a prendere per oro colato io verdetto di questi scienziati: bisogna abbassare il debito sotto al 90% altrimenti non vi può essere crescita. Un giovane studente di economia ha controllato il foglio di Excel ed ha scoperto che i conti non tornavano. Si continua a crescere, magari un po’ meno, ma si cresce anche con un debito alto.
  2. La funesta Troica (BCE, IMF, EU), funesta non solo per le sue ricette iper-rigorose, ma anche perché questi economisti vestono tutti come becchini (è una divisa internazionale di chi opera in finanza) aveva messo a punto una ricetta che si basava sul fatto che ad ogni punto di riduzione del debito pubblico corrispondeva una contrazione del PIL di ½ punto. Non è proprio un affare, ma insomma. Ridurre il debito attraverso magari un incremento delle tasse produceva un impoverimento della metà. Ma i sacrifici richiesti dalla riduzione del debito (vedi punto precedente) erano ampiamente ripagati dalla possibilità di crescita. Blanchard, il Capo Economista del FMI, dopo essere stato uno dei dottori che più ha somministrato questa ricetta,  in un libro dal titolo Errori Previsionali di Crescita e Moltiplicatori Fiscali ha ammesso che i calcoli erano sbagliati. Per ogni punto di riduzione del debito il PIL si contrae di oltre l’1,5%. Capite bene che così è un disastro, più riduci il debito meno cresci. Insomma questi imponevano cure draconiane senza essere sicuri degli effetti: in pratica stavano uccidendo il paziente. Blanchard è l’unico che ha ammesso l’errore, ma nessun altro lo ha fatto. Addirittura Mario Draghi ed il professor Monti continuano, come gli altri governanti europei, a raccomandare o a imporre le ricette e le prescrizioni dei becchini della Troica, incuranti degli errori. Insomma questi inauditi sacrifici non solo non erano necessari, ma rischiavano di essere dannosi ed è questo forse il motivo per cui le cosa vanno di male in peggio.  Tutte queste cose non erano necessarie, anzi probabilmente sono la ragione per cui l’economia del paese sta andando sempre peggio.
  3. L’euro ha certamente rafforzato il sistema delle grandi banche. La gestione del debito dei Paesi del sud Europa, l’impegno a mantenere la parola data (il fiscal compact sottoscritto dal governo Monti ci obbliga a tirar fuori ogni anno 45 miliardi di euro per ridurre il nostro debito)  oltre alle cifre necessarie per onorare gli interessi sul debito pubblico, sono diventati il paradigma della nostra credibilità come nazione. In realtà il debito è denaro che produce altro denaro: continuiamo a piazzare titoli per coprire gli interessi sul debito. I nostri moderni stregoni hanno deciso che il mercato deve stabilire la misura di tali interessi e lasciano così ampio spazio alla speculazione. Quando si è trattato di finanziare il sistema bancario la BCE ha prestato loro soldi a tassi di estremo favore,  ma ciò non vale per gli Stati, che devono dipendere dal mercato e che si continuano ad indebitare per pagare gli interessi, agendo un po’ come fanno gli usurai. A me sembra più logico che siano le banche a pagare il denaro a seconda degli umori del mercato. Sarebbe anche bastato, per fermare la speculazione, che la BCE decida di operare come prestatore di ultima istanza, cioè si impegni ad acquistare ad un tasso minimo i titoli invenduti, vanificando ogni possibile speculazione finanziaria. Le entrate fiscali in Italia, al netto degli interessi sul debito, superano di gran lunga le uscite (che pure andrebbero ridotte) col disavanzo potremmo coprire il debito, ciò che ci frega sono gli interessi negoziati sul mercato.

Chi trae vantaggio da questa gestione dell’Euro imposta da economisti arroganti e politici incompetenti? Cui prodest? Il grande sistema finanziario che specula.

Non sono un complottista, ma insomma la tentazione di pensarci ti viene.